Il sindaco Bucci annuncia autobus gratis: sarebbero tutte rose e fiori?

Assistiamo un po’ sgomenti all’ennesimo annuncio del nostro sindaco-manager (ma, si sa, siamo in campagna elettorale e si può spararle grosse) circa la gratuità per il trasporto pubblico in caso di conferma a Tursi, ampliando quanto in essere su ascensori e, in alcune fasce orarie, sul metrò.
Aldilà del chiaro sapore da imbonitore che questo annuncio possiede a pochi mesi dalle elezioni, se questa misura fosse accompagnata da serie e coerenti politiche di sviluppo del trasporto pubblico insieme ad iniziative di disincentivo dell’uso del mezzo privato, non potemmo che applaudire. Ma purtroppo non è così.
È bene chiarire che dire che il servizio è gratis non significa che non ha un costo che qualcuno deve comunque pagare. Forse non tutti sanno che già oggi il Comune di Genova ci mette circa 20 milioni di euro l’anno per integrare (per le mancanze della Regione) il contributo pubblico che serve a pareggiare il bilancio di AMT. Soldi dal suo bilancio e, quindi, delle nostre tasse.
Per eliminare la quota che proviene dalle tariffe, il Comune di Genova dovrebbe aggiungere almeno altri 60 milioni eliminando altre voci di spesa perché, come noto (speriamo anche al Sindaco) i Comuni non possono emettere nuove tasse, mentre, a livello nazionale, non esiste una
possibile tassa per finanziare questo tipo di uscite.
È bene anche aggiungere che chi usa il trasporto pubblico, non utilizza solo i mezzi di AMT ma anche quelli di Trenitalia e che quindi bisognerebbe sapere cosa ne pensa anche questa azienda e comunque, prevedere delle risorse per rimborsare anche i suoi mancati introiti da tariffa.
Ricordiamo che un buon sistema di trasporto pubblico dovrebbe integrare il servizio fornito dalle varie aziende in modo quasi irrilevante per gli utenti.
Ma, sorvolando su questi “dettagli” economici ed amministrativi (burocratici, direbbe il nostro sindaco-manager) in cosa si tradurrebbe nella pratica questa gratuità?
Ipotizziamo che la misura invogli i genovesi non già utenti di AMT a prendere il bus, avremmo che l’utente attuale – a cominciare da quello abbonato e quindi fidelizzato – si ritroverebbe a dover condividere con un numero maggiore di persone lo stesso spazio di prima.
Cioè diminuirebbe ulteriormente il livello di comfort, già esiguo dato che aumenterebbe l’affollamento del mezzo perché la capienza e il numero di corse rimarrebbero le stesse. Perciò lo spazio vivibile, quello ancora disponibile almeno in certi momenti della giornata, verrebbe definitivamente compromesso, senza contare che in assenza di corsie riservate efficienti nulla invece cambia sul versante del tempo di viaggio.
E così, appena aumenterà l’utenza e si comincerà a far coda per salire ed a starci male dentro, anche i novelli frequentatori ne saranno disincentivati e torneranno ad usare il mezzo privato, probabilmente per sempre, magari seguiti dagli utenti abituali.
Non è (solo) questione di pagare meno o niente, è questione di offrire un servizio efficiente, efficace e vivibile, con numero di corse e capienza dei mezzi adeguati ai ritmi e alla popolazione di una città a vocazione turistica che deve però essere accogliente e rispettosa prima di tutto verso i suoi cittadini.

Qui il comunicato stampa diffuso.